Chiudiamo questa breve carrellata sui pattern creazionali con la presentazione di una variante del Singleton Pattern.
L'intento di un pattern singleton è assicurare che una classe abbia soltanto un'istanza e che fornisca un punto globale per accedervi.
Questo implica che bisogna impedire agli altri programmatori di creare le proprie istanze, per non venire meno alla specifica di avere una sola istanza di questa classe.
Perché si debba volere una sola istanza è una scelta dell'architettura, che si può condividere o meno.
Personalmente ritengo che le singleton siano una pratica di programmazione non ottimale, soprattutto se diverse parti possono scriverci: espongono al rischio di avere dei problemi, tuttavia bisogna riconoscere alle singleton che possono tornare comode, mi viene da pensare per esempio ad una cache di dati o a un insieme di proprietà di configurazione da accedere in sola lettura.
Le classi singleton sono spesso un problema, infatti negli ambienti managed non si possono realizzare usando semplicemente un metodo statico, che è pratica sconsigliata sia con Java Enterprise, che con Android e in generale è sconsigliabile in tutti quei casi dove ci possono essere diverse virtual machine o nodi paralleli.
La novità qui è che si può definire un costruttore privato oppure un tipo enum.
public enum Paolo {
INSTANZA;
public void faiQualcosa() {
...
}
}
Non è una tecnica molto utilizzata, perché pochi la conoscono, però il tipo enum a un solo elemento rappresenta la soluzione migliore per implementare un singleton.
In caso di deserializzazione non si creano altre istanze e non c'è bisogno di scrivere altro codice per questo, come avviene con gli altri approcci.
Riferimenti presi da "Design Pattern Java Workbook" di Steven John Metsker ed. Eddison Wesley e Effective Java di Joshua Bloch editore Pearson Informatica.
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