E' passato veramente molto tempo dall'ultimo post, mi sono successe tante cose, tante porte si sono chiuse, ma ne ho aperta una a testate: mi sono iscritto a Interfacce e Tecnologie della Comunicazione a Rovereto, nonostante tutto.
Si tratta di una facoltà inserita nel dipartimento di Scienze Cognitive (psicologia).
La prima cosa che ci hanno insegnato è l'importanza di un design incentrato sull'utente. Mettere l'utente al primo posto significa sforzarsi di progettare in modo che l'utente abbia la miglior esperienza possibile: messaggi per guidarlo durante l'utilizzo del sistema, funzionalità pensate perché non si senta perso.
Ma la principale differenza tra questa scuola e le normali scuole tecniche sta nel trasmettere agli studenti la convinzione che la tecnica da sola non basta: per fare un buon prodotto, bisogna conoscere chi lo usa, cosa gli è comodo. Se non si studia e si conosce la società, così come ragionano le persone, è difficile capire cosa gli utenti troveranno comodo.
Tutto questo sembra ignorato dalle nostre aziende, dove si cercano ossessivamente tecnici, informatici, ingegneri, ma evidentemente queste aziende ignorano l'importanza di sociologi, antropologi e psicologi, come se quei prodotti non dovessero poi essere usati da degli umani...
La competenza si raggiunge osservano il sistema a trecentosessanta gradi, non solo con il punto di vista di un tecnico.
Stiamo facendo una società dominata dalla tecnica, che non si sa più servire della tecnica per raggiungere i propri scopi, ma siamo noi schiavi dei prodotti della tecnica. Peccato che questo non porti a niente, possiamo pensare che la gente usi un prodotto perché è cool e non perché è utile? Non è forse una moda passeggera?
Chi vuole fare dei prodotti che non siano meteore destinate a scomparire, non può non mettere al primo posto i bisogni reali degli utenti, ma per comprenderli, deve capire gli utenti.
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